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Alberto Morra Papa Gregorio VIII

Alberto Morra - PAPA GREGORIO VIII

«Cosicché quando alcuni antichi scrittori, parlando di Gregorio VIII lo definiscono di nobile famiglia beneventana, commettono una inesattezza nel senso che il papa era vissuto in Benevento, ma la sua famiglia d'origine era morrese. Nell'occasione va altrettanto chiaramente detto che non esistono documenti che provino che Sertorio, padre di Alberto (poi Papa Gregorio VIII), fosse proprio figlio di quel Roberto de Morra signore di Morra e di Castiglione nella prima metà del XII secolo e come tale riportato nel catalogo dei baroni normanni; la qual cosa è stata talvolta data come certa. E'invece dimostrato dai documenti che la famiglia Morra ebbe diramazioni e godé nel tempo dei privilegi nobiliari oltre che in Benevento anche in Napoli (seggio di Capuana), Salerno (seggio di Portanova), Nola, Avellino e Sicilia».
Premessa tratta da "Lo stemma sull'ingresso", di Celestino Grassi in Il Castello Biondi Morra - Storia, abbandono e restauro

Alberto Morra, figlio di un Sertorio soprannominato Spinaccio nacque in Benevento intorno al 1120. Studiò in Francia a Laon, dove conobbe il futuro Adriano IV, di cui guadagnò la stima e godè la protezione quando il pontefice lo chiamò a Roma per avviarlo ad una brillante carriera ecclesiastica. Non è chiaro se Alberto iniziò la sua carriera come monaco cistercense o cassinese; è certo invece che si segnalò "per la pietà, la prudenza, la dottrina".

Fu probabilmente maestro di decreti presso l'Università di Bologna prima di essere nominato da Adriano IV nel 1155 cardinale diacono col titolo di S. Adriano; fu poi cardinale prete col titolo di S. Lorenzo in Lucina nel 1158. Di lui ritroviamo notizia nel 1166 quando accompagnò a Benevento Alessandro III che, in lotta con il Barbarossa e volgendo le cose al peggio, aveva chiesto aiuto al re di Sicilia, Guglielmo II il Buono ( 1154-1189), e ne aveva chiesto la protezione restando nella città sannita fino al 1170. Nel 1167, mentre la Curia papale era in quella città, Alberto Morra portò a termine un importante privilegio col quale il suddetto Cenobio veniva dichiarato direttamente soggetto alla Sede Apostolica con riserva inoltre per le sue badesse di una specifica benedizione papale al momento dell'elezione. Nel 1172, in seguito all'assassinio nella cattedrale di Canterbury del già cancelliere del regno e poi arcivescovo primate Tommaso Becket, difensore dei diritti della chiesa contro il sovrano, fu legato pontificio, unitamente a Teodino, cardinale prete col titolo di S. Vitale, presso Enrico II d'Inghilterra e recepì la formale sottomissione del re, che per penitenza accettò la pubblica fustigazione. Autorevole consigliere del papa in quegli anni difficili, ottenne da lui nel 1174 di poter edificare in Benevento a proprie spese una chiesa in onore di S. Andrea, primo nucleo dell'ordine dei canonici regolari che vi istituì successivamente nel 1186. Per i canonici di S. Andrea compilò gli statuti nei quali i contemporanei riconobbero "il fine conoscitore degli uomini e la profonda serietà dei costumi". Dalla benevolenza di Guglielmo II ottenne a favore della nuova istituzione il castello di Camara con relative pertinenze, fra cui la "starza" di Torre Palazzo o Palazzuolo: il diploma, steso in Palermo, è datato novembre 1182.

Nominato cancelliere di S. Romana Chiesa nel 1178, da questa carica prese nome un suo feudo poi divenuto rustico, in territorio di benevento detto "La Cancelleria". In questa nuova veste scrisse un tratto, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, sulla "Forma Dictandi", in cui esponeva la teotria del "cursus" in uso nella Cancelleria Pontificia: fissò le regole per situare il periodo, il cosidetto Stile della Curia romana. Si noti al riguardo che il suo "cursus" venne sistematicamente applicato in documenti della chiesa fino al pontificato di Niccolò IV (1288-1292) per poi sparire progressivamente nel XIV secolo. Nel 1182 fu tra i principali artefici dell'assoluzione papale per lo scomunicato Guglielmo, re di Scozia; il documento fu vergato in Velletri, dove in quel momento Lucio III (1181-1185) dimorava con il suo seguito.

Il 21 ottobre 1187, ovvero il giorno della morte di Urbano III in Ferrara, che la cronaca attribuì al dolore per le vittorie del Saladino e per la situazione critica di Gerusalemme, Alberto Morra venne eletto papa ed incoronato di lì a quattro giorni. Federico accolse con soddisfazione la notizia, avendone apprezzata l'integrità, la cultura e l'abilità in occasione della mediazione che Alberto Morra aveva svolto negli scontri tra l'imperatore ed Alessandro III. Il pontificato di Gregorio VIII si presentava con un programma ricco di promesse: pacificazione con l'impero, riforma e rinnovamento moralizzatore della chiesa, indizione di un concilio, promozione di una crociata in aiuto di Gerusalemme. Fu proprio nel sostenere quest'ultima iniziativa che in dicembre si recò a Pisa per riappacificare Pisani e genovesi in funzione antiaraba. Passando per Lucca ordinò l'apertura della tomba dell'antipapa Vittore IV e ne fece disperdere i resti. Giunto a Pisa ed ammalatosi probabilmente per le traversie del viaggio vi morì il 17 dicembre, dopo soli 57 giorni di pontificato e senza aver avuto letteralmente il tempo di nominare nuovi cardinali. Fu seppellito nella stessa cattedrale di Pisa dove, nel 1595, un incendio ne distrusse il sepolcro.

Tratto da Contributi per la storia di Morra di Celestino Grassi - 1998

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